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Quasi ogni bisogno sociale è oggi soddisfatto grazie alla possibilità di connettersi con dispositivi digitali. L'opportunità tuttavia non è gratuita, ma viene acquistata dall'utente trasferendo grandi quantità di dati personali ad aziende che se ne servono per generare profitti. Il libro smaschera questo «colonialismo dei dati» inteso a controllare vite, modi di sapere, mezzi di produzione, partecipazione politica. Colonialismo è una parola del passato, ma un'attenta indagine dimostra che l'appropriazione storica delle terre, dei corpi e delle risorse naturali trova riflesso nella pervasiva «datificazione» del nostro tempo. App, piattaforme e oggetti intelligenti catturano e traducono le nostre vite in dati, per poi estrarne informazioni da immettere sul mercato. Si profila così la creazione di un nuovo ordine sociale globale, in cui pochi soggetti esercitano il potere su individui e istituzioni, piegando la democrazia ai propri interessi privati. Un pericolo latente, contro il quale Couldry e Mejias levano un accorato grido di allarme.